Il meglio maestro d’Italia. Perugino e il suo tempo
Galleria Nazionale dell’Umbria, 4 marzo – 11 giugno 202
Il 2023 sarà ricordato come l’anno del Perugino: per celebrare i cinquecento anni dalla morte dell’artista, la Galleria Nazionale dell’Umbria ha inaugurato il 4 marzo scorso una grande mostra, a cura di Marco Pierini e Veruska Picchiarelli, ospitata nel capoluogo umbro fino all’11 giugno prossimo.
‘Volendo fare di sua mano, egli è il meglio maestro d’Italia’: così scriveva il potente banchiere Agostino Chigi in una lettera per presentare il pittore a padre Mariano, a Siena, cogliendo in una sintesi mirabile le caratteristiche di questo grande protagonista del linguaggio rinascimentale nel nostro Paese. Infatti, Pietro di Cristoforo Vannucci da Castel della Pieve, cittadino di Perugia dal 1485, è stato davvero il migliore pittore d’Italia negli ultimi vent’anni del Quattrocento. Dopo quelle date, invece, Perugino fece sempre meno ‘di sua mano’, lasciando buona parte delle sue opere in mano alle botteghe, che ebbe industriose e ben organizzate in Perugia e Firenze. Se prestiamo fede al Vasari, la parabola discendente del maestro iniziò dalla deludente presentazione al pubblico della pala della Santissima Annunziata a Firenze, nel 1507: ‘Io ho messo in opera le figure altre volte lodate da voi e che vi sono infinitamente piaciute. Se ora vi dispiacciono e non le lodate, che ne posso io? Così maestro Pietro, quasi sessantenne rispose alle critiche. La coraggiosa ma felice scelta dei curatori è stata proprio quella di proporre una mostra che celebri il maestro Pietro ai suoi inizi e fino al culmine dei suoi successi, tralasciando le opere successive al 1505 in cui più evidente si fa il suo lavoro ‘di maniera’.
Il percorso di visita manifesta con evidenza come Perugino abbia creato un originale linguaggio identitario della pittura in Italia, in modo del tutto simile a quanto andava facendo Pietro Bembo più o meno negli stessi anni (le ‘Prose della volgar lingua’ vennero pubblicate nel 1525). Ciò che Bembo operò per la lingua Perugino fece per la pittura: l’invenzione di un canone stilistico nazionale, come testimoniato dai numerosi epigoni e seguaci d’ogni parte d’Italia. Il maestro fu infatti un tramite determinante nell’evoluzione della pittura italiana dal linguaggio di Piero della Francesca a quello di Raffaello, il suo dotatissimo allievo. La mostra ha così saputo restituire appieno al nostro artista il ruolo che gli avevano affidato i suoi contemporanei.
L’ultima opera esposta è una preziosa testimonianza di storia della città di Perugia. Nel 1488 venne creata una cappella nel duomo di S. Lorenzo per ospitare il Santo anello, la vera nuziale che secondo la tradizione Giuseppe avrebbe donato alla Vergine. La preziosa reliquia venne acquistata dal Comune di Perugia nel 1476 in seguito ad un furto perpetrato ai danni della città di Chiusi, che la deteneva da tempo immemorabile. Proprio per evitare ripercussioni con i Chiusini, l’anello venne custodito all’interno di un prezioso reliquiario di rame dorato, argento e pietre preziose, opera di Federico e Cesarino del Roscetto, inserito a sua volta in una cassa chiodata, per aprire la quale occorrevano (e occorrono ancora oggi) sette chiavi, distribuite tra le massime cariche religiose e politiche della città. La cassa venne posta a circa otto metri di altezza, all’interno di una nuvola di argento, presso l’altare commissionato al maestro fiorentino Benedetto Bugnoni. Per adornare tale altare venne commissionato a Pietro Perugino il celebre ‘Sposalizio della Vergine’, posto in opera nel 1504. L’opera venne trafugata dalle armate napoleoniche nel 1797: ritorna dunque in città dopo più di due secoli. Il Santo anello invece è sempre lì, a proteggere secondo la tradizione partorienti, neo mamme e ammalati nella vista, e viene ‘calato’ solennemente due volte all’anno, dal 29 al 30 luglio e il 12 settembre.
Circa 70 sono i capolavori in mostra, provenienti dagli Uffizi, la National Gallery di Londra, la National Gallery di Washington, il Louvre di Parigi, la Gemaldegalerie di Berlino, il Musée de Beaux Arts di Caen. Tra esse, due nuove attribuzioni che non vi riveleremo per non rovinarvi il gusto della sorpresa. E quando i vostri occhi avranno ammirato tanto bellezza, di sorpresa ne avrete un’altra: scoprirete cioè come i paesaggi di molti sfondi nelle opere di maestro Pietro siano gli stessi che vedrete dalle finestre o dalla terrazza della Locanda Ristorante Stella, in alcuni momenti del giorno, come al mattino presto, gustando la colazione, o in quel raro e prezioso momento che è l’imbrunire, quando non è ancora giorno e neppure notte.
Ancora dubbi su dove dormire a Perugia?
Per info, costi e orari della mostra: https://gallerianazionaledellumbria.it/mostre/mostra-perugino/